SENTENZA DEL GIORNO – 11/12/2020

da | Dic 11, 2020 | SENTENZA DEL GIORNO - DICEMBRE 2020

CONDANNATO PER MALTRATTAMENTI IL PROPRIETARIO DI DUE PAPPAGALLI TENUTI IN UNA GABBIA SPORCA E PIENA DI PIUME. 

Un uomo finiva sotto accusa per aver tenute due pappagalli in condizioni incompatibili con la loro natura e produttivi di gravi sofferenze. Le guardie zoofile, dopo una segnalazione, eseguivano un blitz trovando due esemplari all’interno di una gabbia sporca, con presenza di escrementi e piume, con poca acqua sporca a disposizione. Il Tribunale riteneva che il resoconto delle guardie zoofile fosse sufficiente per ritenere colpevole il proprietario dei due pappagalli e per sanzionarlo con un’ammenda di 800 €.

In Cassazione il difensore del proprietario sosteneva che se all’accesso delle guardie zoofile le gabbie risultavano sporche, non era provato che quello stato di fatto fosse la conseguenza di una pluralità di giorni di incuria, non potendosi escludere che tale condizione dipendesse da attività fisiologiche espletate dopo la pulizia quotidiana delle gabbie e degli animali, che certo non rispettavano orari fissi per i loro bisogni, la Corte, però, non concordava con tale visione, ritenendo che non vi fossero i presupposti per mettere in discussione la responsabilità penale del proprietario dei due pappagalli. Decisivi erano stati gli esiti del sopralluogo effettuato dalle guardie zoofile, i quali accertavano la presenza nella gabbia di numerose deiezioni e di piume, con poca acqua a disposizione e priva degli arricchimenti ambientali necessari al benessere della specie, e uno dei due esemplari che, in seguito al decesso, veniva consegnato agli operanti in stato di crioconservazione. Tra l’altro i volatili necessitavano di uno specifico grado di protezione, evidentemente non assicurato in questo caso.

Alla luce delle condizioni in cui sono stati rinvenuti gli uccelli era legittima la condanna, trattandosi di un  comportamento non estemporaneo, viste le condizioni di generale degrado in cui versavano i volatili, e la Corte rigettava, dunque il ricorso.

(Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza n. 34236 del 2.12.2020)

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